Il Sud ha le sue eccellenze- Ora serve un vero piano

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Il Sud ha le sue eccellenze ma ora serve un vero piano
Il discorso sul Mezzogiorno di Renzi, in occasione della direzione nazionale del Pd dell’8 agosto, è stato un discorso politico, finalmente, chiaro. (autore Alessandro Laterza – Vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno e Politiche Regionali)
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La sua tesi è che il Centronord ha ormai imboccato la via della ripresa e che il ritardo del Sud va riparato per dare slancio a tutto il Paese.
Di qui due impegni operativi: l’apertura della discussione interna al Pd avrà una sua stazione di arrivo nel Festival nazionale dell’Unità il 5-6 settembre, a Milano; entro il 15 settembre verrà allestito il masterplan governativo per il Mezzogiorno in vista della preparazione della Legge di stabilità.
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Tre le assunzioni di base del presidente del consiglio:
– rispetto ai temi del Sud l’ingrediente che è mancato è principalmente la politica;
– il centrosinistra per un quindicennio ha inseguito la Lega nord e la questione settentrionale ignorando la questione meridionale;
– vietato fare di questa materia, all’interno del partito, materia di speculazione personale o correntizia.
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Il Pd, anche alla luce dei recenti risultati delle elezioni regionali, viene chiamato a responsabilità: il successo o la sconfitta nella battaglia per la coesione del Paese non ha alibi o scusanti di sorta. Anche in vista del consiglio generale di Confindustria che si terrà a Taranto il prossimo 23 settembre è indispensabile riconoscere la novità del discorso renziano: il Mezzogiorno entra nel novero degli argomenti prioritari dell’agenda di governo così come fino alle ore 15.30 circa dell’8 agosto 2015, a mio avviso, non era possibile affermare.
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Molti sono stati gli interventi del governo nel Sud – basti menzionare i casi di Taranto e Pompei a titolo di esempio. Ma è fuori discussione che realizzare una svolta in un’area molto vasta, con 20 milioni di abitanti, non può derivare da una catena di singoli interventi puntuali: importantissimi psicologicamente, ma mai risolutivi nel modificare i numeri del divario Nord-Sud. Ci vuole un disegno strategico, un’azione d’insieme. Esattamente ciò che è mancato fino a oggi, nelle code (speriamo) della terribile crisi 2007-2014.
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Attendiamo dunque fiduciosi che la governance della coesione veda la luce e che la relativa delega di governo sia affidata in modo chiaro. Attendiamo fiduciosi che la più volte annunciata cabina di regia per coordinare le politiche di coesione, anche con le Regioni, decolli. Forse ci farebbe capire che esito avrà il dimezzamento del cofinanziamento nazionale 2014-2020 ai programmi operativi di Campania, Calabria e Sicilia e a quelli nazionali che interessano tutto il Sud. Attendiamo fiduciosi che Agenzia e Dipartimento per la coesione siano messi nella condizione di operare compiutamente. Nessuno sconto alle inefficienze e lentezze di molte amministrazioni regionali e centrali. Ma il problema va affrontato a partire dal manico.
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Auspichiamo che il piano per il dissesto idrogeologico appena varato non si fermi all’altezza di Pescara e Olbia. E che il piano della banda larga, finanziato con risorse largamente provenienti dai fondi nazionali per la coesione (80% al Sud), abbia uno svolgimento significativo nel Mezzogiorno. Speriamo che le priorità portuali di Gioia Tauro e Taranto lungo le rotte dal raddoppiato canale di Suez non restino al palo. Sapremo se per le infrastrutture della coesione nella Legge di stabilità 2016 ci sarà più della modesta dotazione della Legge 2015. E se il Cipe, improvvisamente risvegliatosi, provvederà al riparto del fondo di sviluppo e coesione 2014-2020 (siamo ad agosto del 2015) altrimenti paralizzato a monte. Non essendoci più luoghi di confronto formale con il governo il promesso masterplan dovrebbe chiarire molte cose, compresa la delicata questione della sterilizzazione della spesa per investimenti ai fini del patto di stabilità europeo e interno.
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In ultimo, ma non per ultimo, la politica industriale. Tutti, ma dico tutti i Paesi che hanno un sistema industriale degno di questo nome, hanno una politica industriale. Assai più generosa di quella del Belpaese. Per rompere il circolo vizioso della caduta degli investimenti industriali nel Sud (oltre il 50% tra 2007 e 2014), benissimo i contratti di sviluppo e le start up promosse da Invitalia. Ma si abbia il coraggio di introdurre nel Sud, con le risorse già destinate al Sud, una robusta dose di credito d’imposta per ampliamenti e nuovi investimenti, di strumenti automatici per la ricerca e sviluppo, di strumenti per garantire l’accesso al credito. Se il Presidente del consiglio ambisce a raccontare una nuova storia per il Mezzogiorno, metta attenzione anche alle tante buone, ottime, imprese industriali che non hanno il clamore del grande impianto o il glamour della super-innovazione. Sono quelle che fanno la trama del tessuto economico e possono dare slancio ai primi segnali di risveglio dell’occupazione a Sud.
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Alessandro Laterza è Vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno e Politiche Regionali
Alessandro Laterza
Fonte IlSole24Ore

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