Introdotta con il Decreto Legge n. 91 del 20 giugno 2017, “Resto al Sud” è una delle agevolazioni previste in favore del Mezzogiorno al fine di incentivare la nascita di nuove attività imprenditoriali condotte dai giovani, in quei territori fortemente svantaggiati a livello economico ed occupazionale.
Specificatamente la misura, che prevede un tetto di finanziamento fino a 50 mila euro per le nuove attività imprenditoriali, ma può arrivare fino a 200.000 euro nel caso di costituzione di società con più soggetti, è rivolta a quei giovani di età compresa tra i 18 ed i 35 anni, residenti in una di quelle regioni meno sviluppate o in transizione – Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia – o comunque pronti a trasferirvi la residenza entro 60 giorni dall’eventuale esito positivo della valutazione della domanda da parte dell’Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa –Invitalia – la quale, tra le altre cose, gestisce l’agevolazione “Resto al Sud”.
Attualmente l’agevolazione finanzia l’avvio di imprese nei settori industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltura; fornitura di servizi alle imprese e alle persone, nonché servizi al turismo. Secondo le stime fornite da Invitalia al 18 settembre scorso le istanze presentate sono 4.292 e le domande approvate 1.387. Nel dettaglio, per regione, le domande approvate sono: Campania 647, Calabria 236, Sicilia 221, Abruzzo 83, Sardegna 83, Puglia 67, Basilicata 27, Molise 23. Purtroppo, come chiaramente si evince, la Puglia si è dimostrata poco attenta alla prospettiva legata a questo incentivo, mentre non irrilevanti sarebbero le ricadute dal punto di vista economico e sociale. Difatti, secondo le proiezioni riportate dal Sole 24 Ore le domande che hanno ottenuto l’approvazione dovrebbero produrre investimenti per 91,3 milioni di euro con importanti ricadute a livello occupazionale, circa 5.272 posti in più nelle regioni coinvolte.
La prossima legge di bilancio 2019 dovrebbe prevedere un ampliamento dell’incentivo attraverso l’estensione dei contributi per l’autoimprenditorialità giovanile ai liberi professionisti (finora esclusi, insieme a coloro che operano nel settore agricolo e del commercio) e l’innalzamento dell’età dei beneficiari a 45 anni.
Tale novità è stata anticipata dal Ministro per il Mezzogiorno, Barbara Lezzi, in occasione di un convegno organizzato dal Collegio Nazionale degli agrotecnici, svoltosi a Lecce lo scorso 21 settembre.
L’estensione lascia ipotizzare una consistente crescita delle domande ed una grande opportunità, se si considera che quella dei liberi professionisti è una realtà che non è rimasta immune dalla crisi economica, dalle sfide poste dal mercato in termini di innovazione di competenze, modalità organizzative e tecnologiche e rappresenta, allo stesso tempo, una risorsa economica, professionale e sociale per il Mezzogiorno.
L’indotto che può derivare da questi incentivi, alla luce anche delle previsioni fatte sulla base dei dati ad in possesso, è tutt’altro che indifferente, pertanto tale misura può indubbiamente rappresentare un’importante opportunità da non lasciarsi scappare per l’economia del Sud.
M. Cosma